3. Rispetto della natura e del corpo - Libretto Huellas de tu ser

Libretto Huellas De Tu Ser - Impronte Del Tuo Essere

Rispetto della natura e del funzionamento neurologico ed anatomico del corpo

L’azione della forza di gravità crea facilmente traiettorie antigravitarie a forma di elica: oltre alla più evidente struttura naturale del DNA, anche tutte le nostre ossa hanno una forma elicoidale, e si muovono lungo traiettorie curvilinee.

Anche ciò che consideriamo rettilineo nel corpo, in realtà non lo è. La natura stessa del corpo e di essere tonda (e qui molti sorrideranno pensando alle proprie rotondità).

Il corpo non sta mai fermo, anche nella più completa immobilità, e continua a muoversi in un flusso, animato dal respiro e dalla circolazione di tutti i fluidi corporei, dalla peristalsi, dal cuore… L’essenza del corpo è il movimento.

Il corpo si è evoluto in presenza della forza di gravità che agisce come fa qui, sul pianeta Terra, ed ha sviluppato le potenzialità per conservare la stabilità attraverso il movimento e continui aggiustamenti del tono e della postura.

Il movimento è imperniato su articolazioni che si muovono come pulegge, caruncole e compassi. Rispettare questa sua natura permette l’espressione dell’energia cinetica senza sprechi. E senza danneggiare le nostre strutture!

Dal basso verso l’alto

L’intero equilibrio del nostro sistema viene garantito da una serie di articolazioni che a partire dall’appoggio stesso dei nostri piedi ruotano in senso elicoidale, producendo una serie di spirali. I piedi si adattano alle asperità del suolo ed ai continui mutamenti dell’equilibrio, e trasmettono questo potenziale rotatorio ed ondulatorio a tutto il resto della nostra struttura, dal basso verso l’alto. Tanto che tutte le nostre articolazioni, le ossa, i legamenti, i muscoli e i tendini sono costruite da Madre Natura proprio allo scopo di adattarsi nella maniera più efficace alla forza di gravità.

Il ruolo del sistema nervoso nel movimento

Quando si compie un’azione, ci sono nel corpo molti sistemi, generati dal sistema nervoso centrale e periferico, di completare il movimento rendendolo più efficace e funzionale allo scopo.

In particolare, l’uso delle braccia è assolutamente legato alla coordinazione oculo-manuale, e i movimenti della parte alta del corpo sono governati dalla possibilità di orientare nello spazio le nostre antenne sensoriali, principalmente vista ed udito, i sensi più legati alla sopravvivenza.

Queste esigenze di prima necessità per la sopravvivenza stessa dell’animale uomo, se sfruttate secondo il progetto stesso di Madre Natura, permettono la produzione di movimenti molto “economici” e naturali.

La stabilità, intesa come resistenza alle perturbazioni, è un traguardo che la natura persegue sempre. Il nostro corpo ha sviluppato muscoli che si definiscono proprio stabilizzatori, e hanno il compito di permettere l’equilibrio dinamico e quindi di conseguenza l’adattamento alla forza di gravità ed in ultima analisi alla vita stessa.

Il controllo

Nonostante tutti i nostri sforzi incredibili, il controllo completo sul corpo non è neurologicamente possibile. Molte aree del nostro cervello producono assestamenti nella nostra postura e nel movimento per rispondere all’azione volontaria centrale. Si tratta delle zone extrapiramidali. Danno risposte spontanee, che non è possibile scegliere in maniera consapevole e programmata.

Cercare di controllare il corpo è assolutamente inutile, proprio perché è impossibile neurologicamente.

Però tutte le zone del nostro corpo sono collegate con le nostre capacità sensitive, con la sensibilità cinestetica e con quella propriocettiva.

Nelle lezioni del Mosaico non si insegna a “controllare” le braccia, ma a sentire l’efficacia del lavoro nella parte centrale del corpo, e si impara a lasciare che gli arti si muovano di conseguenza, attraverso la stabilizzazione offerta da grandi pettorali e deltoidi, dalla muscolatura addominale e da tutta la muscolatura situata nel centro del corpo, in particolare i profondissimi psoas, gli addominali obliqui, gli ischio-crurali, gli adduttori, i glutei e tutto il pavimento pelvico.

Essere a proprio agio e l’autostima

La mia verità, che è indiscutibile perché assolutamente soggettiva (è migliore il gelato alla fragola o quello al cioccolato?), è ciò che sta dentro di me, ed accarezzarla, ascoltarla, esprimerla è quanto di più sano e rispettoso della mia essenza io possa fare: che io sia giallo, bianco, verde, grande, piccolo, scuro o chiaro non importa, perché mi sentirò bene solo quando mi sentirò a mio agio dentro la mia pelle.

Agio. Quella sensazione di poter fare, di poter essere, di poter vivere senza difficoltà. Quella sensazione di essere “ok” come siamo è l’arma più potente contro una delle malattie peggiori di questo secolo: il senso di inadeguatezza e la carenza di autostima.

L’autostima non significa ritenere di essere migliori di quello che si è, ma essere consapevoli di ciò che si è!

L’autostima, il giudizio e la cultura occidentale

Nel flamenco l’autostima esiste di default, per un fatto culturale, ma nella nostra cultura occidentale, al contrario, l’autostima è parecchio carente: la nostra educazione non ce la insegna. E chi capisce che deve confrontarcisi, lo fa solitamente già in età adulta e soltanto in seguito a grandi sofferenze dell’anima.

In altre culture, invece, all’interno della famiglia stessa viene insegnato il rispetto di ciò che si è come un valore importante. Magari poi ci sono altri problemi pesanti, o anche pesantissimi, ma al bambino si insegna a riconoscere le proprie qualità, mentre prevalentemente nella cultura occidentale al bambino si insegna che ha dei difetti e che li deve migliorare.

Noi occidentali ci reputiamo da sempre migliori degli altri (intendo per “altri” le altre culture). Più maturi, più intelligenti, più colti, più moderni, più aperti e… giudichiamo.

Giudichiamo senza conoscere, e soprattutto senza cercare di capire.

Non dico con questo che le società orientali siano migliori della nostra: ogni cultura ha i suoi limiti e i suoi pregi! Potremmo invece imparare ciò che non sappiamo. Potremmo ascoltare ciò che ancora non abbiamo ascoltato.

Nessuna rieducazione funziona senza tener conto del potenziale: se devo fare riabilitazione dopo un incidente, i miei terapisti devono tenere conto di ciò che posso e riesco a fare, e partire da lì. Se vedo le difficoltà come il punto di partenza, molto probabilmente non mi muovo da lì!

Le persone con le quali ci troviamo maggiormente comodi e più a nostro agio sono quelle che ci permettono facilmente di dire ciò che pensiamo e ciò che sentiamo e con le quali non abbiamo paura di una cosa che danneggia gravemente la nostra quotidianità: il giudizio. E solitamente il giudice più severo siamo noi stessi!

La paura o la vergogna di non essere abbastanza, di non essere in grado, di essere di meno di ciò che sarebbe necessario. Al tempo stesso accettiamo di noi soltanto una parte, soltanto quella che vediamo avere maggiore successo in pubblico o nella famiglia: ci identifichiamo con quella, negando tutto il resto. Ricordiamoci però che il corpo è abilissimo a trasformare l’inespresso in un sintomo!!!

E il flamenco invece ci porta ad esprimete tutto. Tutto ciò che sta dentro di noi. Anche i lati d’ombra!

Il pensiero e la danza

Quando le persone vengono a fare la lezione di prova e mi chiedono “Sono portato per il flamenco? Come mi valuti?”, non rispondo mai sì o no.

Rispondo “Ti piace? Bene, se ti piace, sei portato!”: ho visto troppe volte persone apparentemente “portate” non imparare nulla e persone che ad un primo momento sembravano in grande difficoltà cambiare radicalmente il proprio modo di stare nel corpo, ed imparare anche piuttosto velocemente a muoversi in un altro modo, provando un piacere immenso da ciò che stavano facendo e commuovendosi addirittura, nella scoperta di questo meraviglioso corpo che mai avevano considerato di avere.